venerdì 13 giugno 2014

Joan Miró

Joan Miró (1893-1983)

Un mio amico mi spiegava che in Mirò non c’è il concetto, (molteplicità di elementi  elaborati dall’intelletto) ma l’intuizione, (sensibilità immediata di un singolo elemento).
Alla Fundació Joan Miró a Barcellona, troviamo questo arazzo: 
La mia prima “intuizione” mi diceva; è un gatto, o meglio il “Gatto con gli Stivali”.
No, è una donna.

l trittico “la speranza del condannato a morte”

Rappresenta la protesta dell’artista, che al momento della notizia della morte  dell’anarchico Salvador PuigAntich, sospende tutti i suoi lavori per tre mesi; il trittico è in realtà le tre opere a cui lavorava e le sospende e non le completerà mai più. 

“un dramma visivo che si esprime con l’incapacità di una sottile linea nera su sfondo bianco di raggiungere il cerchio che si era prefissata, la morte impedisce drammaticamente il ricongiungimento.”

Tra le opere più significative è ;  La masía, una descrizione talmente lucida da apparire surreale della casa in cui Miró ha trascorso tutta la sua infanzia, nel piccolissimo centro rurale di Mont-Roig, vicino a Tarragona.


 Ernest Hemingway acquistò questo dipinto e lo custodì per tutta la vita come un feticcio perché, diceva:
“Rappresenta tutti quei sentimenti che provi quando stai in Spagna e tutti quelli che provi quando sei lontano da questa terra e non puoi andarci. Nessuno mai è stato capace di dipingere questi atteggiamenti opposti.”



Duke Ellington e Joan Miró 1966



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