mercoledì 14 maggio 2014

Tentativo di una lettura storica.



La Primavera di Sandro Botticelli;  nasconde vari livelli di lettura: uno strettamente mitologico; uno filosofico, legato alla filosofia dell’accademia neoplatonica; uno storico, legato alle vicende e personaggi contemporanei, del committente e della sua famiglia.
Mi occuperò di una lettura storica, quella che vede come committente  Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (1463-1503), detto Lorenzo il Popolano, per celebrare le sue nozze con Semiramide Appiani.
In base ad altri ritratti dipinti da Botticelli, nei vari protagonisti della rappresentazione sono stai individuati vari personaggi: in particolare nelle tre Grazie sono state riconosciute Caterina Sforza (a destra), e Simonetta Vespucci (a sinistra), e la sposa Semiramide Appiani al centro, colpita dalla freccia di Cupido, e guarda sognante verso lo sposo, Mercurio-Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.

Storia del dipinto:
Alla morte di Lorenzo di Pierfrancesco, detto il Popolano, avvenuta nel 1503, il dipinto è citato nell’inventario della “casa vecchia”, con la denominazione “il Giardino d’Atlante”; e passa in eredità al nipote, Ludovico detto Giovanni, (poi noto come Giovanni delle Bande Nere). Figlio di Giovanni il Popolano e Caterina Sforza, (una delle tre Grazie- quella a destra.)  Il successivo inventariato con la denominazione “Il Giardino delle Esperidi”.  Che passò in eredità  nel 1526, al figlio Cosimo, che una volta divenuto duca di Firenze (1537) lo trasferì nella villa di Castello. Qui lo vide Giorgio Vasari (1550 e 1568) e lo chiamò “Allegoria della Primavera”.
Dati Tecnici: Tempera su tavola, (pioppo); 203x314 cm.
Attuale Ubicazione: Firenze, Galleria degli Uffizi.
Breve descrizione del soggetto:
Il dipinto presenta nove personaggi allineati in primo piano: due figure maschili ai lati, sei femminili, e un putto alato. Le figure sono sospese sopra il manto erboso, e delimitate da un boschetto di agrumi, (le arance sono il simbolo dei Medici, )
Il fitto manto erboso è composto da 190 piante, delle quali ne sono state identificate 138.  La luce è astratta, senza una fonte precisa, i piedi dei personaggi, che pure camminano e danzano, non calpestano nessuna pianta.  L’opera è piena di riferimenti letterari, filosofici, alchemici e iconografici; le Stanze e il Rusticus di Agnolo Poliziano; Metamorfosi e i Fasti di Ovidio; l’Asino d’oro di Apuleio e  il De Rerum Natura di Lucrezio.

Le figure, partendo da destra a sinistra: Zefiro vento di primavera rapisce la ninfa Clori.  Che ritorna, in un secondo momento,  trasformata in Flora, che rappresenta la fertilità femminile.  Al centro si trova Venere, dea dell’amore, simbolo neoplatonico dell’amore più elevato, che osserva tutta la scena posta contro un cespuglio di mirto, pianta a lei sacra; sopra la dea, vola Cupido, bendato che sta per scoccare una freccia verso le tre Grazie,  sulla sinistra Mercurio, con i calzari alati e il caduceo, tiene lontane le nubi. Secondo l’interpretazione mitologica i personaggi si trovano nel famoso giardino delle Esperidi.
La data del dipinto varia tra il 1477/1478 e 1482/1485, tutto dipende da chi era realmente il committente, se il committente, era Giuliano de Medici, la data è precedente al 1478. Se il committente è Lorenzo il Popolano; la data è successiva al 1482, anno delle nozze di Lorenzo il Popolano e Semiramide Appiani.
Molto verosimilmente,  l’opera sia stata inizialmente commissionata a Botticelli da Giuliano de’ Medici in occasione della nascita del figlio Giulio (futuro papa Clemente VII), avuto con Fioretta Gorini,  che egli avrebbe sposato in gran segreto nel 1478. Ma Giuliano morì nella congiura dei Pazzi ordita contro il fratello in quello stesso anno, un mese prima della nascita del figlio, per cui il quadro incompiuto e abbandonato, venne riutilizzato dal Botticelli per le nozze di Lorenzo il Popolano.  La parte destra del dipinto, con i personaggi Clori, Flora e Venere, e in questo caso hanno le sembianze di: Fioretta Gorini (Clori e Flora) ed Oretta de Pazzi. (Venere, che è incinta ) Sono stati eseguiti prima del 1478, anno della congiura de Pazzi.
Al ritorno del Botticelli da Roma, per i lavori nella Cappella Sistina; (1480/1482) riutilizza questo quadro per le nozze di Lorenzo il Popolano, inserendovi il suo ritratto e quello della moglie Semiramide Appiani.
Per una Lettura storica, si potrebbe considerare; Flora, che rappresenta Firenze, le tre Grazie, sono le tre famiglie, (Appiani, Vespucci, Sforza) o meglio le tre Banche, sorvegliati da  Venere, simbolo della filosofia neoplatonica sotto il cappello protettivo dei  Medici. (aranci)

Bibliografia:
C. Bo, G. Mandel L'opera completa del Botticelli. Classici Rizzoli, Milano 1966
G. Cornini. Botticelli. Dossier Art n. 49, Giunti editore, Firenze 1990

E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006

Nessun commento:

Posta un commento