sabato 19 aprile 2014

Democrazia


– Una pessima democrazia sempre preferibile ad una buona dittatura. (Errico Malatesta).



Democrazia significa teoricamente governo di popolo; governo di tutti a vantaggio di tutti.
Il popolo deve, in democrazia,  nominare gli esecutori delle sue volontà, sorvegliarli, revocarli. Naturalmente questo suppone che tutti gli individui che compongono il popolo abbiano la possibilità di formarsi un’opinione e di farla valere su tutte le questioni. Suppone dunque che ognuno sia politicamente ed economicamente indipendente e che nessuno sia obbligato per vivere a sottoporsi alla volontà altrui. La maggioranza deve rispettare i diritti delle minoranze;  ma è la maggioranza che determina quali sono questi diritti, le minoranze in conclusione non hanno che il diritto di fare quello che la maggioranza vuole e permette.
Ma la maggioranza cos’è? La maggioranza è di sua natura arretrata, conservatrice, pigra nel pensare e nel fare, e nello stesso tempo è impulsiva, eccessiva, docile a tutte le suggestioni,  facile agli entusiasmi e alle paure irragionevoli. Non bisogna dimenticare che di minoranze ve n’è di tutte le specie. Vi sono minoranze di egoisti, come ve ne sono di fanatici, vi sono minoranze di reazionari, come ci sono minoranze rivoluzionarie.
Detta così la democrazia , non può essere che una menzogna  atta ad ingannare e rendere docile la massa di quelli che credono di avere una sovranità popolare. Questa democrazia è oppressione, è in realtà oligarchia, cioè governo di pochi a beneficio di pochi.
A questo punto, bisogna analizzare il concetto di potere, ma cos’è il potere? ll potere ha due  valenze una positiva e una negativa, la positiva riguarda la libertà, (poter fare) cioè i diritti.. Un potere  necessario per l’esercizio della libertà, dell’autodeterminazione.  La negativa  (poter far fare) il dominio, potere come dominio. . Il dominio definisce relazioni tra ineguali. Ineguali in termini di potere, quindi di libertà. La relazione di dominio si concretizza tipicamente in rapporti di comando-obbedienza. Il potere fatto di relazioni gerarchiche , autoritarie e di dominio, cioè un possesso privilegiato del potere.
La Democrazia è la distribuzione del potere, (libertà) in ORIZZONTALE. Come avviene questa distribuzione? Attraverso i diritti (poter fare) contro i privilegi, (poter far fare).
Spesso in maniera erronea si contrappone la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, ma non è così.  Ora va considerato che la democrazia diretta è la forma più pura di democrazia.
 Ma,la democrazia diretta- è applicabile solo a piccole dimensioni e di estrema omogeneità di valori e interessi. Fuori dalla piccola dimensione la delega si impone, e si impone meccanismi decisionali diversi dall’unanimità. Se si dovesse sempre e solo decidere in modo unanime, ben poche decisioni sarebbero prese. ed è qui che il meccanismo democratico della maggioranza si impone, come male minore.
Quindi quando si va oltre una certa soglia di partecipanti, la democrazia diretta, nel senso assembleare, non funziona. non può funzionare. perché la democrazia diretta per funzionare, deve essere seguita “dall’azione diretta”, bisogna che i soggetti dell’assemblea deliberante si conoscano, che abbiano una certa fiducia reciproca, parlare uno con l’altro, intervenire nel corso della discussione. ecc…ecc..
Chiunque abbia pratica di assemblee sa che oltre una certa soglia di dimensione un’assemblea tende più alla demagogia che alla democrazia. Perché la maggioranza dei partecipanti più che partecipare assiste. Quindi da deliberante di un’assemblea diventa spettatore, più o meno motivato e coinvolto.
Altra questione; sottoporre una decisione all’ipotetico voto, (tipo le primarie o il voto sul Web) per mille o un milione di persone, significa avere precedentemente semplificato i quesiti e trasformati in opzioni a livello binario si/no. E chi ha semplificato ha gia in parte deciso, quindi in nessun caso si tratta di democrazia diretta in senso stretto...
Dunque la democrazia diretta è in qualche modo indiretta di fatto, perché diventa rappresentativa per rimanere Democrazia.
In parole povere, quando si parla di Democrazia, ci danno a intendere lucciole per lanterne, ma forse è proprio questa la funzione dei partiti, dei giornali e delle tv; darci a intendere lucciole per lanterne?

Se osi fare delle critiche ai partiti, ti viene risposto che i partiti, sono la democrazia. Gli stessi, che quando poi vanno a fare la legge elettorale, ti dicono che i partiti sono un’impiccio..I partiti sono la Democrazia o un’impiccio?
La cosa certa è che; la Democrazia può vivere senza partiti ma non senza una rappresentanza.
Questi ultimi venti anni ci ha regalato una classe politica dedita, unicamente al saccheggio delle risorse pubbliche e a proteggersi l’uno con l’altro, generando non “l’antipolitica” come spesso, erroneamente si sostiene, ma l’analfabetismo politico, della classe politica, stessa..
Quotidiano, è l’uso pretestuoso della parola “Democrazia”. Un giorno, ho sentito un  ex segretario CGIL ed ex segretario PD, sostenere che le “cariche elettive” sono la Democrazia.. va bene ho pensato, gli è sfuggito, una sciocchezza nella discussione..può capitare, ma giorni dopo ho sentito ripetere quella sciocchezza, anche da altri, quindi non è un qualcosa che è sfuggito, ma voluto. Quelle che le rende Democrazia nelle cariche elettive, è il modo in cui vengono elette, non la carica in se..ricordiamo che il fascismo era pieno di cariche elettive, i soviet, erano cariche elettive, L’assemblea Nazionale del Popolo, in Cina, sono cariche elettive.
In Italia, negli ultimi anni le cariche elettive sono elette con sistemi democratici? Dubito!
Le ultime legislature, sono elette con una legge elettorale dichiarata incostituzionale, e per nulla democratica, sostenuto anche da chi l’ha voluta, votata e scritta. Quindi le attuali cariche elettive, sono incostituzionali e per nulla democratiche. Devono fare una nuova legge elettorale; ma quali sono le priorità?
La Democrazia? No!
La rappresentanza? No!
Il pluralismo? No!
La governabilità! Che non spetta alla legge elettorale, ma alla politica. Quindi in un colpo solo liberano dalla “zavorra” democratica la carica elettiva, e deresponsabilizzano la politica.
Qualcuno dirà, ma ci sono i partiti che garantiscono la Democrazia.  Stesso discorso. I partiti in se, non sono la Democrazia. Gli attuali partiti italiani, sono Democratici? Anche qui dubito!
La democrazia, prima di scomparire dalla scena politica italiana, è scomparsa dai partiti. Abbiamo partiti personali, dal’ex magistrato al partito del tragicomico genovese; da  quello del leder carismatico e fratello della P2 un pò pregiudicato e bugiardo, che mantiene un tenore di vita elevato e si accompagna con ragazzine minorenni. Passando al partito  del “Senatur” razzista e xenofobo, che si è inventato una nazione per conto suo, al grido di Roma ladrona si è  portato addirittura alcuni ministeri in Brianza, per poi doverli restituire; il cerchio magico, Asterix, Obelix, l’ampolla del sacro Po’, il trota, le corna, le scope verdi, carri armati, fucili, Idemix,  druidi e le ronde. Dopo arriva il partito del “bischero fiorentino”, che ci tiene ad un certo formalismo democratico, inventandosi  le primarie. No, non lui, ce le ha trovate. Il partito! Un partito che è talmente Democratico, che la base esprime vertici che la pensano totalmente all’opposto di quello che pensano loro. E rimangono coerenti anche i vertici; alle elezioni presidenziali, pur di non votare un dei fondatori del partito, votano compatti per quello presentato dal partito teoricamente antagonista. 

Propongo un’interessante analisi che fa Luciano Canfora. In “È l’Europa che ce lo chiede! Falso!”  edizioni Laterza- 2012- Pubblico quasi per intero il primo capitolo che ha per titolo:  “Fine senza gloria della religione bipolare”.
“Siamo spettatori di un paradosso. Il paradosso è che, al termine di un ventennio consacrato, con regolari vampate salmodianti, al culto del «bipolarismo», i medesimi idolatri siano ora passati, con analoga foga, al culto della «coesione». Il nuovo dogma è: fare «tutti insieme» le “cose che contano”, le fondamentali sulle quali è «ovvio» che «siamo tutti d’accordo». Buono a sapersi. Evidentemente il bipolarismo serviva a non farle, le “cose che contano”. La religione del bipolarismo può comunque vantare alcuni bei successi: non solo ha distrutto la cosiddetta “Prima Repubblica” ma ha ridotto la sinistra alla caricatura di se stessa, ad una macchietta speculare della destra, protesa a «contendere il centro alla destra» con le stesse “armi” lessicali e concettuali dell’antagonista. Inglobata nella pulsione bipolaristica, la sinistra è diventata infatti, via via, sempre meno sinistra. Dovendo fare insieme le “cose che contano” - cioè far deglutire ai
gruppi sociali più deboli una cura da cavallo a botte di tassazione indiretta - centro-destra e centro-sinistra archiviano il bipolarismo. E lo archiviano per un periodo lunghissimo visto che la cura da cavallo è programmata per il prossimo ventennio se vuole risultare «efficace». (E non sarebbe male cercare di chiarire cosa s’intenda per “efficacia”.)
Il processo è stato abbastanza lineare:
1)    si abroga il principio proporzionale e si innesca il maggioritario(più o meno totale) in omaggio alla religione idolatrica del bipolarismo;
2)    bipolarismo significa necessariamente penalizzazione delle ali dette pomposamente “estreme” e convergenza al centro dei due «poli»;
3)    il perseguimento di tale “conquista” ha come effetto la crescente rassomiglianza tra i due poli, i quali infatti rinunciano ben presto a chiamarsi destra e sinistra, e adottano una formula (centro-destra versus centro-sinistra) che almeno per il 50% ribadisce la coincidenza, se non identità, dei due cosiddetti «poli»;
4)    quando questo processo è finalmente compiuto, si constata che la “via d’uscita” dal grave momento nazionale e mondiale è la «coesione»;
5)    a quel punto l’idolatrato bipolarismo non solo boccheggia ma viene senz’altro archiviato, e l’operazione appare agevole (o almeno fattibile) perché la marcia dei poli verso il centro ha dato finalmente i suoi frutti, e infatti - come ci viene ripetuto - sulle “cose fondamentali” si deve andar tutti d’accordo!
6)    a questo punto i teorici del “superamento” della distinzione destra/sinistra in quanto concetti obsoleti possono esultare. E difatti esultano. È impressionante che, in Italia, inconsapevoli della gaffe lessicale, alcuni si dispongano addirittura a dar vita ad un «Partito della Nazione» (il partito fascista si chiamò per l’appunto «nazionale», e «nazionali» erano detti i seguaci di Franco, mentre «socialistanazionale » era il partito del «Führer»);
7)    l’effetto della progressiva assimilazione tra i due poli culminata nella «coesione» è il non-voto di coloro che non si riconoscono nella melassa. Ma questo non preoccupa l’ormai «coesa» élite, passata giocosamente attraverso la dedizione ad entrambe le ideologie (bipolarismo prima e coesione poi). Anzi, si gioisce ulteriormente perché si può sperare, procedendo per questa strada, di raggiungere i record delle cosiddette “grandi democrazie” dove - come negli usa - vota meno della metà degli aventi diritto. Anzi i più sfacciati dicono che il fenomeno del non-voto è un segno di maturità della democrazia”

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