lunedì 8 dicembre 2014

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Questo blog è momentaneamente sospeso.
Per ulteriori informazioni. https://bccida.wordpress.com/

(non c'è nulla di più definitivo del momentaneo) Ida.

lunedì 27 ottobre 2014

I Predatori della vagina.

Ho scoperto recentemente, con un certo stupore, che devi controllare, prima di uscire di casa, non… se hai chiuso il gas. Ma se hai la “vagina” trendy oppure no..  Se non è trendy, all’ultimo grido, ti devi sentire in colpa, essere a disagio e correre in un centro specializzato e rifarti un “ringiovanimento vaginale” e già che ci sei una ricostruzione dell’imene. Si… Va bene! ..Hai cinquantacinque anni, ma una vagina nuova di prima mano, ad una modica cifra di cinquemila euro.
Ma come deve essere una vagina trendy?
Prendo dall’articolo di Carlo Sbiroli (Past president Aogoi e vice presidente Collegio italiano dei chirurghi (Cic) che trovate integralmente qui. ) su QuotidianoSanità: http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=14540

Tutto è cominciato circa 10 anni fa, quando diventò di moda per le adolescenti la depilazione integrale del pube (alla brasiliana), che veniva esibita dall’industria del porno-sex principalmente via internet (“pornification”). Subito dopo anche le adolescenti, come le pornostar, pretesero genitali “ben scolpiti”, perché si resero conto che la rimozione dei peli pubici rendeva i genitali esterni più visibili. Più facilmente valutabili dal partner. E allora se questi benedetti genitali non erano stati “ben modellati” da Madre Natura era realistico utilizzare l’intervento dal chirurgo (“designer vagina”). David Veale, consulente psichiatra in terapia cognitivo-comportamentale presso Prior Hospital North London, ha condotto un’accurata ricerca in questo campo. Nel suo lavoro pubblicato recentemente stressa questo concetto: “la corsa a interventi di plastica vulvare è strettamente legata alla crescente sessualizzazione della società”. E aggiunge: ”La vulva era rimasta l’ultima parte del corpo da modificare. Anche questa, sotto la forte spinta della pornografia, è stata aggredita”
 […] in sintesi l’ideale chirurgico è costituito da depilazione brasiliana (integrale dei peli pubici) e aspetto “levigato” (detto Barbie, come la bambola) della vulva. Questo comporta l’escissione per intero delle piccole labbra in modo da conferire l’aspetto caratteristico a guscio di vongola”.

Nel 2013 in Italia ;  2946 donne hanno fatto ricorso al “ringiovanimento vaginale”. Va detto anche con il termine “ringiovanimento vaginale;” s’ intende la labioplastica, imenoplastica, vaginoplastica e liposcultura del pube.


Ma quali sono le motivazioni mediche, per questi interventi? Nessuna, sono solo estetici.
Sempre Carlo Sbiroli, ci dice:
“Nel 2011 il The Guardian così titolava un articolo che fece scalpore e che fu riportato dalle maggiori teste giornalistiche del mondo: “Tagli, cuci…, incassa. La plastica della vagina è un affare che si diffonde rapidamente. Molti medici imparano dai filmati dei colleghi in una specie di chirurgia fai-da-te”. Fu un articolo non certo lusinghiero per noi ginecologi in cui venivano riportate frasi imbarazzanti del tipo: “da vagina larga quattro dita l’ho trasformata in vagina larga due e… accidenti se il marito ne è stato contento!”. E in cui veniva consigliato “di iniziare la pratica fai-da-te su una sessantenne. In questo modo non hai da preoccuparti”.
A-   Il Marito è contento. Lei non si sa, ha solo la vagina più stretta, del resto quello che pensa lei ha sempre contato poco.
B-   Fai pratica sulle sessantenni, che tanto nessuno si accorge di nulla..


Ma come viene propagandata questa pratica?
Su http://www.vaginoplastica.net/  apprendiamo:
La Laservaginoplastica consiste nel miglioramento estetico chirurgico delle strutture vulvari:
- piccole e grandi labbra;
- monte di Venere;
- perineo (la regione compresa tra la vagina e l’ano);
- l’orifizio vaginale;
- imene.”

Quindi è un miglioramento estetico chirurgico, ma successivamente afferma:
"Le specifiche condizioni estetiche e mediche trattabili con il Ringiovanimento Vaginale sono:
1-     il rilassamento vaginale: la perdita dell’architettura strutturale ottimale della vagina. Nella condizione nota come “rilassamento vaginale” i muscoli sono rilassati e tendenzialmente atoni, con ridotti forza e controllo. Il diametro interno ed esterno della vagina aumenta, e i muscoli del perineo – l’area posta tra la vagina e l’ano – sono indeboliti e scarsamente sostenuti. Questa condizione è più frequente nelle donne che hanno avuto figli, ma può essere presente anche in soggetti molto giovani e che non hanno mai avuto una gravidanza. A livello sessuale, le aumentate dimensioni della vagina diminuiscono l’attrito con il pene, rendendo la penetrazione meno intensa sia per la donna, sia per il suo partner….
2-    incontinenza urinaria da sforzo: la perdita involontaria dell’urina quando si tossisce, si starnutisce, si ride o si svolge un’attività fisica – compresa quella sessuale….

3-    alterazioni del supporto pelvico. Oltre all’incontinenza urinaria, vi sono altre alterazioni del supporto pelvico che possono essere provocate da traumi ostetrici (parto), debolezza congenita della pelvi, tosse cronica, pressione addominale e obesità. ….


Parla di un trattamento medico, per il bene della donna. Questi chirurghi e ginecologi sembrano interessati al piacere della donna.
Una testata, e non è l’unica  la propone come soluzione ai disturbi legati alla menopausa e al calo del desiderio. http://www.alfemminile.com/benessere-salute-benessere/un-lifting-contro-la-menopausa-s260087.html
Ma cosa c’è di vero in tutto questo? Nulla!
Ricordo che l’associazione internazionale di ginecologia ha ritenuto "non necessari dal punto di vista medico” questo tipo di interventi.. Allora, se è solo culturale ed estetico, perché farli passare come terapie mediche? Possono essere considerati come mutilazioni genitali? Io penso proprio di si!
L’imenoplastica, la ricostruzione dell’imene,  http://it.wikipedia.org/wiki/Imene_(anatomia)
 non ha nessuno scopo se non culturale, dal momento che la sua funzione biologica è incerta; la sua utilità fisiologica è nulla, che senso ha ricostruirla? Tanto più, che è destinata a lacerarsi al primo rapporto.. Quale altro significato può avere se non quello del controllo della tua vagina da parte del maschio?
Nessuno dei giornali e testate che propagandano questi sistemi, parla dei rischi che ci sono e sono notevoli.
1)    Infezioni.
2)    Emorragie.
3)    Necrosi cellulare.
4)    Perdita della sensibilità.
5)    Formazione di sieromi (il sieroma è una piccola raccolta liquida sottocutanea),
6)    Asimmetria,
7)    Fibrosi (indurimento dei tessuti sottocutanei).
Ora, i chirurghi estetici, confermano questi problemi ma dichiarano che sono rari e di facile soluzione.. I ginecologi non sono del tutto d’accordo, uno degli effetti più comuni è quello di ritrovarsi una vagina a forma di “canotto”.

Tutti questi chirurghi e medici, che dicono di essere interessati alla salute e al piacere delle donne, dovrebbero cominciare ad ascoltarle di più, vedi qui: http://bambolediavole.wordpress.com/2014/09/24/endometriosi-e-femminismo/
Chi ha coraggio e fegato, può andare su You tube, digitare “ ringiovanimento vaginale”,  oppure “vaginoplastica”.


venerdì 5 settembre 2014

Mahahual

Ho appena finito di leggere   “Mahahual “   di Pino Cacucci.

Siamo a Mahahual,  nello stato del Quintana Roo, a sud della celebre  Cancún.. Dove la plastica è portata dalle correnti marine e “ogni mattina all'alba, una miriade di volenterosi la raccoglie dalle spiagge, rendendole splendidamente bianche e pulite per un altro giorno, in un incessante "mito di Sisifo". Forse le stesse correnti marine hanno portato tante storie e leggende di corsari e donne ribelli.. Di storie ed altre storie ci racconta Pino Cacucci in questo splendido libro.  Io non sono brava nella critica letteraria o a fare le recensioni, quindi lascio la parola  all’autore:




Altre informazioni:

domenica 10 agosto 2014

Commenti.

Penso che qualsiasi sociologo o antropologo, volesse dimostrare scientificamente, il livello di idiozia, in cui è arrivata la società italiana, si può limitare a leggere i commenti sul “Fatto”.  Io è da tempo, che evito di fare commenti sul fatto, ma oggi non ho resistito, e ho fatto il mio commento:

Ma viene eliminato; del resto come spesso mi è capitato sul Fatto. Non voglio giudicare o fare la vittima, è una loro scelta editoriale che non condivido, ma rispetto.


Il mio commento era questo:
Che miseria, invece di essere indignati per le sciocchezze dette da un’assessore, che non sa nemmeno che a venti anni non sono più delle bambine, e per dimostrare che è un uomo con le palle, fa pure la battuta sessista. Oppure sul misero giornalista del Giornale e Avvenire, che dimostra solo di essere ignorante e presuntuoso, che attribuisce ad altri pensieri e parole che non hanno mai detto.. Ma voi no, gran parte dei commenti, sanno già tutto, pronti a giudicare a emettere sentenze ed erigere forche.. con la vostra testolina leggera ad erigervi come censori ed linciatori professionisti.. capacità critica? Sconosciuta.. Commenti pieni di ideologie ottuse e pregiudizi. Empatia? Non pervenuta! Queste due ragazze le definite come delle esibizioniste, gasate superficiali e sprovvedute, ma cosa ne sapete voi? Da dove avete preso gli elementi per esprimere questi giudizi? Sapete quanti ce ne sono nel mondo di italiani/e in varie missioni? No, non lo sapete e non vi interessa di saperlo, ma vi accontentate di esprimere giudizi superficiali e beceri. Qualche commentatore che ha fatto del volontariato si sente già un professorone del volontariato, e sa già tutto lui quando dimostra di non sapere un cazzo.. Dovreste sapere che quando si va in quelle zone, non lo si fa per esibizionismo, non è come andare in una trasmissione della TV, perché in quelle zone parlano di te, solo se vieni rapito/a o se sei morto/a. Dimostrate chiaramente che tutto ciò che non capite, lo allontanate e non vi interessa di capire, rimanete chiusi nel vostro io egoistico e autistico, attribuite a quello che non capite la malafede, quando in realtà è solo un vostro limite mentale. Dimostrate di essere solo dei pavidi, facile offendere due donne rimaste vittime di tragici eventi..

Ieri, avevo scritto anche questo post: http://bccida.wordpress.com/2014/08/10/sdegno/
E sullo stesso argomento consiglio la lettura di questo: http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2014/08/08/iostocongretaevanessa/

martedì 22 luglio 2014

Oggettivazione


Per oggettivazione s’ indica l'atto con cui, alcuni individui vengono ridotti al rango di puri oggetti.
Per semplicità porto lo schema di  Martha Nussbaum (Sesso e Giustizia sociale - 1999):
1.    Strumentalità: l’oggetto è uno strumento per gli scopi altrui;
2.    Negazione dell’autonomia: l’oggetto è un’entità priva di autonomia e autodeterminazione;
3.    Inerzia: l’oggetto è un’entità priva della capacità di agire e di essere attivo;
4.    Fungibilità: l’oggetto è interscambiabile con altri oggetti della stessa categoria;
5.    Violabilità: l’oggetto è un’entità priva di confini che ne tutelino l’integrità. È possibile farlo a pezzi.
6.    Proprietà: l’oggetto appartiene a qualcuno
7.    Negazione della soggettività: l’oggetto è un’entità le cui esperienze e i cui sentimenti sono trascurabili.

L’oggettivazione della donna è una particolare forma di Deumanizzazione: alle donne viene negata una soggettività, sono considerate solo per il loro utilizzo a fini sessuali o per conferire status al maschio.

 La deumanizzazione corrisponde a quella condizione in cui a una persona o a un gruppo è negata la condizione di umanità completamente o parzialmente. Si può manifestare in molte forme come l'esclusione morale o la delegittimazione. (Chiara Volpato)

Mi sembra abbastanza semplice e chiaro, per ulteriori informazioni consiglio queste letture:




venerdì 4 luglio 2014

Francesca Caccini


«nei primi secoli di vita della chiesa cristiana, le donne furono parte attiva nelle cerimonie, ma in seguito le autorità religiose si opposero all’utilizzazione delle voci femminili. Con la costruzione di chiese, basiliche e monasteri la musica divenne una pratica esclusiva dei monaci e dei musicisti di professione. Le suore cantavano all’interno dei loro conventi e nei secoli successivi incrementarono le attività musicali fino ad incorrere in una serie di misure restrittive attuate da numerosi papi» [Patricia Adkins Chiti, Almanacco delle virtuose, primedonne, compositrici e musiciste d’Italia, DeAgostini]
Gli uomini e le donne, non hanno avuto la stessa storia, i protagonisti della storia sono uomini, degli uomini conosciamo sempre il nome, quasi sempre la formazione culturale, le amicizie, gli spostamenti, i luoghi e le date di nascita e di morte. Delle donne no, pochissime eccezioni.
“Solo gli uomini potevano divenire Maestro di Cappella o Maestro di corte. È solo nei conventi o nelle famiglie di musicisti che le donne vengono iniziate ad una istruzione musicale che va oltre il vezzo e il passatempo consono alle fanciulle. Inoltre la maggior parte dei manoscritti e anche molte delle prime pubblicazioni musicali del 1500 e del 1600 rimasero anonime: soltanto alla fine del 1600 le donne cominciarono a firmare le proprie opere.
Francesca Caccini rappresenta un’eccezione per il suo tempo. Nasce nella corte Medicea, primogenita in una famiglia di musicisti: il padre, Giulio Caccini, musico di corte, cantante e compositore; la sorella, Settimia, cantante; la madre, Lucia Gagnolanti, è definita valente cantatrice d’ignoto casato. Anche la donna che Giulio sposerà dopo la morte della moglie, Margherita Benevoli della Scala, sarà una cantante
.” [Milena Gammaitoni – Enciclopedia delle donne.]
La Camerata dei Bardi o Camerata Fiorentina, è nota per aver elaborato gli stilemi che avrebbero portato alla nascita del melodramma o recitar cantando. Ne facevano parte il poeta Ottavio Rinuccini, il cantante e ballerino Jacopo Peri, i musicisti Emilio de Cavalieri, Girolamo Mei, Vincenzo Galilei, (padre di Galileo)  e Giulio Caccini, il padre di Francesca Caccini.
In occasione del matrimonio di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia. Il 6 ottobre 1600 in Palazzo Pitti, fu rappresentato l’ “Euridice.” Testo di Rinuccini, e musicato da Jacopo Peri e Giulio Caccini. “ il primo melodramma, nel puro senso del termine, la cui messa in scena sia storicamente documentata, e ad essa viene pertanto riferito l'inizio dell'opera moderna. Pertanto il testo di Rinuccini è considerato uno dei primi libretti d'opera, ma non il primo in senso assoluto. Infatti il Rinuccini, un poeta assiduo della Camerata de' Bardi, aveva già composto attorno al 1595 un "libretto": una Dafne musicata dallo stesso Peri.” (Wikipedia)  la Dafne fu rappresentata nel 1608.
La data di nascita di Francesca Caccini non è nota, ma sappiamo che  debutta all’età di tredici anni nell’Euridice, quindi si presume che sia nata nel 1587.
Venne immediatamente notata per la sua bellissima voce, e richiesta anni dopo, dalla stessa Maria dei Medici, alla corte del Re di Francia. Richiesta anche da Monteverdi a Mantova, ma Ferdinando I non la farà partire, in cambio concede la partenza della sorella Settimia Caccini anch’essa cantante e Ottavio Rinuccini per Mantova, dove il Rinuccini scriverà “Arianna” musicata da Claudio Monteverdi, nel 1608. ( la partitura è andata perduta: ne resta solo la celebre aria conosciuta come “Lamento di Arianna”), e Settimia Caccini debutterà nella parte di Venere, come soprano, sempre nell’Arianna.
Francesca Caccini nota con il diminutivo toscano Cecchina, oltre a distinguersi come cantante, è stata anche una poetessa, suona il liuto, l’arpa e il clavicembalo, ma soprattutto all’età di diciotto anni inizia a comporre. Scrisse madrigali, ballate, variazioni, musica per voce, e il melodramma; “La Liberazione di Ruggiero dall'isola di Alcina" . È la prima opera italiana scritta da una donna, e la prima ad essere rappresentata all’estero. Varsavia e Parigi.  Collaborò per anni con Michelangelo Buonarroti il Giovane, (pronipote di Michelangelo) che era amico di Artemisia Gentileschi di poco più grande di Francesca, questi rapporti di amicizia, definiti da alcuni come amore, sono documentati da una fitta corrispondenza.
Nel 1607 entra ufficialmente nell’organico di corte e diventa la musicista più pagata: passa dai 10 ai 20 Scudi mensili.
Si sposa con il cantante Giovan Battista Signorini.
Nel 1622 Francesca ha dato alla luce la loro unica figlia Margherita, che ha vissuto per diventare una cantante e successivamente una suora, ma poco o nulla si sa di lei.
“Un episodio che dà conto del carattere della Cecchina viene riportato da Antonio Magliabecchi. Nei suoi ricordi inediti la dichiara valente nel cantare e nel recitare, ma la dice «altrettanto fiera ed irrequieta». È proprio in relazione a questa sua prima opera che nacquero baruffe e litigi con il poeta di corte, Andrea Salvadori, il quale rifiutò di scrivere per la Caccini il libretto. Il Salvadori scrisse versi pungenti contro Saracinelli, il nuovo librettista, e la compositrice. Lei per risposta lo mise in ridicolo come amante, dai facili insuccessi, e riuscì a far naufragare la rappresentazione di una sua favola (Jole ed Ercole) dicendo che era una satira contro il principe. Si cominciò a far deduzioni poco lusinghiere sul carattere della Caccini, che fu detta vendicativa e dispettosa.” [Milena Gammaitoni – Enciclopedia delle donne.]
 “Alla fine del 1626 il marito muore e con questa morte si perdono le tracce anche della Caccini. Si sa soltanto che prestò servizio fino al 1628 nella corte medicea ma nulla di preciso si sa più della sua vita.” [Milena Gammaitoni – Enciclopedia delle donne.]
Alcune fonti non documentate  dopo il 1628, la vogliono a Lucca al servizio di un  banchiere e diplomatico Vincenzo Buonvisi.
Non è chiaro quando è morta, sappiamo che nel 1634 e 1637 è a Firenze, e dal 1640 non è più ricordata come vivente. .
Nonostante la fama ed il successo di cui si è detto Francesca Caccini, detta la  Cecchina cade nell’oblio più totale, rotto nel 1847 da un articolo pubblicato nella Gazzetta Musicale di Milano e da successivi studi storici e filologici, ma ancora oggi è ai più una sconosciuta.





domenica 29 giugno 2014

Facciamo un po’ di chiarezza!


Oggi il termine “libertario”, viene usato sia da cani che porci;  per me era sinonimo di “anarchismo” , ma mi sono resa conto che non era per tutti così.
Il termine originario, “libertario” fu coniato da    Joseph Déjacque, scrittore e anarchico francese,   per distinguersi dal pensiero liberale e dal socialismo autoritario e per molti anni è stato usato dagli anarchici collettivisti; (anarco-comunisti, anarco-socialisti, anarco-sindacalisti, ecc..) oggi anche i neoliberisti usano il termine “libertario”.
Grazie alla sua polisemia (Proprietà di un segno linguistico di avere più significati.) il termine “libertario” assume significati opposti, ma non tutti sono a conoscenza del vero significato dei termini, e questo genera fraintendimenti, perchè uno esclude l’altro.
Semplificando, ma per chiarezza, chiamerò; “libertari di sinistra” quelli che usano il significato originario del termine e “libertari di destra” i neoliberisti.
Le differenze si possono rintracciare nei concetti base: Libertà;Giustizia;Uguaglianza, Democrazia.

Oggi tratterò il concetto di “libertà”.
Per il “libertario di sinistra”, la libertà è;  [da], dal volere di un altro, dai bisogni.
La libertà che vogliamo noi non è il diritto astratto di fare il proprio volere, ma il potere di farlo; quindi suppone in ciascuno i mezzi di poter vivere e agire senza sottoporsi alla volontà altrui” [Errico Malatesta, A proposito di libertà, 1921].
Per il “libertario di destra”, il concetto; “libertà da” manca totalmente nella loro ideologia. Per loro, la libertà è un “prodotto della proprietà”. Quindi libertà [di] utilizzare la propria proprietà.
“condizione in cui i diritti di proprietà di una persona del suo corpo e dei suoi legittimi diritti di proprietà materiale non sono invase, non sono aggrediti .... diritti di libertà e la proprietà senza restrizioni vanno di pari passo. " [Murray Rothbard- l’etica della ibertà -]
Perciò si deduce che la libertà di un individuo è determinato dalla quantità di proprietà che lui o lei possiede.
Un'altra implicazione importante di questa "libertà come proprietà" è che produce un concetto stranamente alienato di libertà. Una caratteristica della proprietà, è che può essere venduta. Se possiedi solo il tuo corpo, può essere messo sul mercato e venduto, ed essere ancora considerato libertà.
Tutto questo è utile per giustificare diverse forme di dominio e di oppressione, quindi altra differenza importante, il “libertario di sinistra” combatte il dominio, lo sfruttamento  e l’oppressione. Il “libertario di destra”, non solo non lo vede, ma lo giustifica e considera libertà anche il diventare  strumento per il compimento della volontà di un altro.
Questo ha come conseguenza che qualcuno senza proprietà non ha libertà garantita.
Colpisce che una ideologia che pretende di essere impegnata a promuovere la libertà implica la conclusione che alcune persone dovrebbero essere più liberi di altri e solleva seri dubbi sul fatto che i “libertari di destra” siano realmente interessati alla  libertà.
Il diritto fondamentale dell’individuo viene negato dal diritto derivato (proprietà delle cose). Trattare gli altri e se stessi come proprietà, è una negazione della volontà individuale, non porta alla libertà, ma unicamente a rapporti di dominio e subordinazione.
Per il “libertario di sinistra” la 'proprietà è un furto,' per citare la battuta di Proudhon, è il frutto del lavoro sfruttato è furto semplicemente legale, allora l'unico fattore che dà i figli di un capitalista defunto il diritto di ereditare il 'bottino' è la legge, lo Stato. Quindi si può dedurre, che al contrario di quello che sostengono i “libertari di destra” sono degli statalisti. Hanno la necessità di uno stato repressivo, per difendere la loro proprietà privata, (libertà) e poter ereditare.

Il “libertario di destra” limita la libertà al diritto di sfruttare e vendere la proprietà.
Il “libertario di sinistra” sostengono la libertà in ogni aspetto della vita di un individuo.

Ad esempio, sotto il capitalismo, la "libertà" dei datori di lavoro è in conflitto inevitabilmente con la "libertà" dei dipendenti. I lavoratori sono più dei posti di lavoro e questo determina un rapporto svantaggiato per il lavoratore. Il compenso lo stabilisce il datore di lavoro,  i diritti li stabilisce il datore di lavoro. I contratti, il datore di lavoro può non rispettarli, può non pagare il dipendente per le prestazioni effettuate.  
Il mercato del lavoro è a senso unico, i lavoratori sono pagati ad obbedire per questa ragione "i termini del contratto" coinvolgono solo il lavoratore, che accettando di obbedire agli ordini dei datori di lavoro, saranno licenziati se non lo fanno.
Il "libertario di destra", lungi dall'essere un difensore della libertà, è infatti un appassionato difensore di certe forme di autorità e di dominio. In altre parole, il “libertarismo di destra”  è una delle poche teorie politiche che giustifica la schiavitù. Alcuni teorici, (Murray Rothbard) auspicano contratti di “schiavitù volontaria”.
“L'uomo che produce mentre gli altri dispongono del suo prodotto, è uno schiavo” il capitalismo non si basa sulla libertà, ma su (salario) la schiavitù; per interesse, profitto e rendita sono derivati ​​dal lavoro non retribuito, o poco retribuito di un lavoratore, vale a dire "gli altri dispongono del suo prodotto." (Proudhon. )
Se il motto del capitalismo è : "il lavoro di altre persone rende liberi!", quello dei “libertari di destra” diventa "il lavoro rende liberi!" (Arbeit macht frei!), Che i nazisti collocarono sui cancelli dei loro campi di concentramento. Perché la libertà diventa merce e più soldi hai più libertà si ottiene.

“Secondo me, è un sistema dottrinale che, se mai implementato, porterebbe a forme di tirannia e oppressione che hanno pochi uguali nella storia dell’umanità. Non c’è la minima possibilità che le sue idee (a parer mio orrende) possano essere implementate, perchè distruggerebbero rapidamente ogni società che avesse fatto questo errore colossale. L’idea di “libero contratto” tra il potente e i suoi soggetti affamati è una triste battuta, forse utile in un seminario accademico per esplorare le conseguenze di idee (per me, assurde), ma non in altri luoghi”. [Noam Chomsky on Anarchism, intervista con Tom Lane, December 23, 1996]



Bibliografia:
Per il concetto di libertà nel “libertario di sinistra”.

Max Stirner – l’Unico e la sua proprietà. Adelphi- 1979
Errico Malatesta; Per la libertà. In Volontà 1913
Errico Malatesta; A proposito di libertà. Umanità Nova -1922
Murray Bookchin; Ecologia della libertà.- Elèuthera,  1986
Michail Bakunin; La libertà degli uguali. Elèuthera, 2009
Michail Bakunin; Libertà, uguaglianza, rivoluzione. Antistato. 1972


Per il concetto di libertà nel “libertario di destra”.

Murray Rothbard - l’etica della ibertà. Liberilibri. 1996
Murray Rothbard- La libertà dei libertari. Rubbettino. 2000
Murray Rothbard – Per una nuova libertà, manifesto libertario.  Liberilibri. 1996


PS: Il disegno in alto è Max Stirner, il quale diceva che una delle caratteristiche fisiche della proprietà privata è quella di essere infiammabile.

lunedì 16 giugno 2014

Occultamento di cadavere.


L’articolo 412 del codice penale recita:
“Chiunque occulta un cadavere, o una parte di esso, ovvero ne nasconde le ceneri, è punito con la reclusione fino a tre anni.” 
Gli appassionati di gialli e di cronaca sanno che: se non si trova il cadavere il delitto non esiste e non c’è il colpevole. Ogni crimine ha la necessità di stabilire la vittima e di conseguenza l’autore del crimine.. se non c’è la vittima, non è stato commesso nessun crimine.  L’occultamento di cadavere, serve non ha nascondere il cadavere ma il crimine commesso..
Alcuni concetti fondamentali:
·         La VITTIMA  non sceglie di essere vittima, è vittima suo malgrado.
·         La VITTIMA non è un soggetto debole, ma il soggetto passivo del soppruso o violenza.
·         La vittima non può fare il vittimismo, perché il vittimismo lo fa chi non è vittima.
·         La debolezza non è un disvalore, è una caratteristica umana come la forza, ed hanno pari dignità umana e sociale. Una società basata solo sui forti l’abbiamo già vista in quella della Germania nazista.

Quello dell’occultamento di cadavere è una delle occupazioni preferite di certe femministe opportuniste liberali. Uno degli ultimi monologhi, soliloqui, non so come definirlo è questo: http://abbattoimuri.wordpress.com/2014/06/11/lettera-a-una-vittima-di-violenza/

L’inizio: “.Cara vittima di violenza, parlo con te che la violenza l’hai vissuta per davvero. Io mi rivolgo a quella che ha avuto la forza e il coraggio di dire No e che ha mollato ogni pur minima certezza per rintracciare nuove parentesi di libertà. Parlo con la donna che sta a spalle dritte, che ha uno sguardo fiero, giacché si sveglia e cammina, con orgoglio, tutti i giorni. Parlo con quella che sa bene che il vittimismo non risolve niente e che dopo un terremoto c’è da tirare su le maniche e ricostruire.”
Come detto in precedenza se è realmente vittima non può fare il vittimismo, perché sono due cose differenti, prendere il dizionario e controllare il significato dei termini.

Treccani:
Vittima; Chi soccombe all’altrui inganno e prepotenza, subendo una sopraffazione, un danno, o venendo comunque perseguitato e oppresso.

Vittimismo; L’inclinazione a fare la vittima, cioè a considerarsi sempre oppresso, perseguitato, osteggiato e danneggiato da persone e circostanze, e a lamentarsene (ma a volte anche a compiacersene)..

Poi non capisco, il coraggio di dire NO a cosa? Quali cazzo di parentesi di libertà si aprono? Perché denunciare il danno subito vuol dire piegare le spalle? No! Ritengo che sia tutto il contrario, il coraggio è di chi denuncia, di chi dice “io sono la vittima” e “ lui/lei il colpevole”.  Chi subisce una violenza fisica o morale, la prima reazione è quella di isolarsi , colpevolizzarsi, di vergognarsi della propria situazione. Ma dirle : “Parlo con la donna che sta a spalle dritte, che ha uno sguardo fiero, giacché si sveglia e cammina, con orgoglio, tutti i giorni.” Vuol dire aggiungere violenza alla violenza che ha subito. Vuol dire farla sentire inadeguata e confermare che è stata tutta colpa sua.. ma probabilmente la nostra blogger non ha mai avuto questo tipo di esperienze e non sa di quello che parla.

Il dominio ha la necessità di farti percepire l’inevitabilità della sua presenza come una tua sicurezza e garanzia alla tua libertà.. è ingenuo pensare che non cerchi di sfruttare e colonizzare tutte le situazioni, e questo si combatte con l’azione diretta e la solidarietà tra gli sfruttati e le vittime. Mutualismo e solidarietà, queste sono le armi per combattere il dominio. Il non riconoscere lo stato di vittima o di sfruttato, vuol dire fare solo il gioco dello sfruttatore e del carnefice, l’impossibilità di individuare lo sfruttatore e il carnefice.
Ma niente pura, non ho l’intenzione di analizzare tutto il monologo, farò solo una breve sintesi sul significato:
Sei stata vittima di una violenza? Fatti una risata, non fare la piagnona, ammesso che sia vero che sei stata vittima di una violenza, si sa le donne mentono per inclinazione naturale..
Sei stata vittima di una violenza? Cerca di essere forte ignora tutto e tutti, non contribuire a dividere il mondo in buoni e cattivi..perchè se ti ostini a considerarti vittima, vuol dire che da qualche parte c’è il carnefice, e se non c’è lo sfruttato non esiste nemmeno lo sfruttatore..fai finta di null, muta e obbediente, così saremo tutti buoni.
Non rivendicare il tuo diritto ad essere vittima, perché non ti danno da mangiare, non ti danno la casa, non serve a nulla se non a rovinare l’esistenza all’aggressore.
Hai subito violenza? Datti da fare, tira su il culo e “vai a cercarti un lavoro, vai a battere pietre, chiodi, quel che vuoi nei luoghi in cui puoi rivendicare diritti, vai a vivere, accidenti, e smettila di fare la zombie in nome di quel che accadde anni fa.” Non fare denunce, perché potresti rovinare un bravo padre di famiglia.
Se hai subito una violenza, se hai subito un torto, se hai subito un sopruso,  non ti mettere a piagnucolare ma nemmeno a fare la Giuditta, non tagliare la testa a Oloferne, ignora tutto e vai al mare.
Hai subito violenza? Hai perso il lavoro? Sei stata sfrattata? Tuo marito è scappato con la gallina di Banderas? Hai rotto i coglioni! “Non hai più scuse, non ti si può proprio ascoltare, sei di una pesantezza unica, hai rotto le ovaie, le tue e quelle di molte altre persone…” Non ti aspettare la solidarietà da altre donne, perché sono di una leggerezza superiore..perchè siamo donne “eccentriche”, che hanno capito come va il mondo, e tutti gli altri non hanno capito un cazzo.. Se sei una prostituta e pensi di aver subito violenza, o di essere sfruttata, vuol dire che hai sbagliato mestiere, perchè non è brutta la prostituzione, perche fa della donna una donna autodeterminata, ricca e felice.  E se uno pensa il contrario vuol dir che è una moralista..
Se il padrone ti chiede di farli un pompino, non esitare, non essere una femminista moralista, non essere presuntuosa, le donne non hanno mai fatto sesso per il proprio piacere, vuoi cominciare proprio te adesso.. sei di una pesantezza unica, hai rotto le ovaie. Poi i pompini fanno molto queer..  Su con la vita , subisci le tue quotidiane violenze in silenzio e non rompere!



venerdì 13 giugno 2014

Joan Miró

Joan Miró (1893-1983)

Un mio amico mi spiegava che in Mirò non c’è il concetto, (molteplicità di elementi  elaborati dall’intelletto) ma l’intuizione, (sensibilità immediata di un singolo elemento).
Alla Fundació Joan Miró a Barcellona, troviamo questo arazzo: 
La mia prima “intuizione” mi diceva; è un gatto, o meglio il “Gatto con gli Stivali”.
No, è una donna.

l trittico “la speranza del condannato a morte”

Rappresenta la protesta dell’artista, che al momento della notizia della morte  dell’anarchico Salvador PuigAntich, sospende tutti i suoi lavori per tre mesi; il trittico è in realtà le tre opere a cui lavorava e le sospende e non le completerà mai più. 

“un dramma visivo che si esprime con l’incapacità di una sottile linea nera su sfondo bianco di raggiungere il cerchio che si era prefissata, la morte impedisce drammaticamente il ricongiungimento.”

Tra le opere più significative è ;  La masía, una descrizione talmente lucida da apparire surreale della casa in cui Miró ha trascorso tutta la sua infanzia, nel piccolissimo centro rurale di Mont-Roig, vicino a Tarragona.


 Ernest Hemingway acquistò questo dipinto e lo custodì per tutta la vita come un feticcio perché, diceva:
“Rappresenta tutti quei sentimenti che provi quando stai in Spagna e tutti quelli che provi quando sei lontano da questa terra e non puoi andarci. Nessuno mai è stato capace di dipingere questi atteggiamenti opposti.”



Duke Ellington e Joan Miró 1966



domenica 25 maggio 2014

Prostituzione.. quale sistema?


Vedo che si continua a fare confusione tra sistema abolizionista e proibizionista, forse in malafede si attribuisce all’abolizionismo la criminalizzazione tipica del proibizionismo. Cercherò di fare un po’ di chiarezza.
Sistema proibizionista: Consiste nel vietare la prostituzione e nell'applicare  pene pecuniarie o detentive, alle prostitute in genere, in alcuni casi anche al cliente. Sostenendo la necessità di tale norma, per  tutelare in tal modo la morale pubblica. o la dignità della donna.
Sistema abolizionista: Il sistema chiama lo Stato fuori dalla disputa, senza proibire o regolamentare l'esercizio della prostituzione. Viene perseguito solo lo sfruttamento il reclutamento e il favoreggiamento e attività affini.
Quindi nel sistema abolizionista, contrariamene a quello proibizionista prostituirsi non è un reato, anche se considerata attività non lecita.
Sistema regolamentaristico: La prostituzione non è libera, ne proibita ma regolamentata.
Questo è un sistema teso a regolamentare la prostituzione, con modalità differenti, tipo quartieri , bordelli, o altre forme che il mercato crea ed offre. In questo caso lo stato considera la prostituzione un’attività lecita, e “liberamente esercitata”, un lavoro su cui si paga regolarmente le tasse. Rimane perseguita la prostituzione minorile, e in teoria rimane vietata qualsiasi forma di costrizione o coartazione. In questo sistema, lo Stato stabilisce il come, dove e quando è consentito o no, la prostituzione.  In più, lo sfruttatore, sarà un’onesto imprenditore, che potrà avere accesso a mutui e finanziamenti vari, per poter reperire nuovi “prodotti” da inserire sul mercato. È un sistema patriarcale, perché vede la donna come unica responsabile della prostituzione. Capitalista, perché tende a creare sempre nuove forme di sfruttamento e profitto sulle persone. Non abbatte lo stigma della prostituta ma come detto precedentemente lo toglie solo al “pappone”.
 Il sistema regolamentaristico  è stato in vigore in tutta Europa occidentale per più di un secolo, oggi conosciamo i livelli di ipocrisia e sfruttamento che hanno rappresentato i “bordelli”.  Negli ultimi anni, si è fatta strada una certa letteratura, che ci parla con nostalgia dei “bordelli”,  leggende, che narrano di una maggiore sicurezza delle donne, sia sanitaria che personale. Ma sono gli uomini che ci raccontano tutto questo, sono gli uomini che hanno nostalgia. La storia ci narra di donne; umiliate, sfruttate, spremute e oppresse. Anche l’arte e la letteratura, quella vera, ci parla di altro:
Guy de Maupassant le rende eroine, (Boule de suif) e schiave. (La casa Tellier ) Henri de Toulouse-Lautrec, descrive un’umanità dolente, sofferente e triste. Georges Simenon (la neve era sporca) ci parla del cinismo di un protettore, che seduce le ragazze allo scopo di mandarle a lavorare dalla madre che è tenutaria di un “bordello”. Ma nessuno di loro, ci parla di donne libere,  realizzate e sodisfatte nel loro lavoro.
Il sistema regolamentaristico, è un sistema totalitario, che trasforma le donne, in prede e non lascia scampo, non da la possibilità ne di ribellarsi ne di uscire da quella condizione, lo sfruttamento viene legalizzato, sostenuto e promosso.
Ma la retorica borghese e liberale, la considera come forma di “libertà”. La libertà di essere solo schiavi.



Pubblico qui un estratto di Irène Pereira sul “Lavoro e tempo libero” che potete trovare per intero qui: http://femminileplurale.wordpress.com/2013/03/15/la-biblioteca-di-fp-capitolo-3/


[…] Una delle poste in gioco delle lotte femministe è stata ed è ancora quella di battersi perché la sessualità possa essere, per le donne, parte della sfera del piacere e non di quella della costrizione; di fare in modo che la sessualità delle donne non abbia come unico scopo il piacere degli uomini o la riproduzione della specie, ma sia finalizzata al proprio piacere.
Ora: che cos’è la prostituzione? Un’attività attraverso la quale una persona vende una prestazione sessuale per garantire la propria sussistenza.
Lottare per far riconoscere la prostituzione come lavoro, sarebbe allora:
1) Lottare per fare della sessualità non più un’attività orientata al piacere, ma un’attività di sussistenza, vale a dire appartenente alla sfera delle costrizioni.
2) Rafforzare questo movimento generale di trasformazione delle attività di lavoro in tempo libero e delle attività del tempo libero in lavoro a beneficio degli interessi di certe classi di individui contro altre.
Così, certe persone, avvalendosi di argomenti apparentemente umanitari, reclamano la fornitura di un servizio pubblico sessuale per le persone diversamente abili. La loro argomentazione consiste nell’affermare che la sessualità sia un bisogno vitale e che esisterebbe dunque un diritto alla sessualità.
Nello stesso tempo, queste persone affermano che le prostitute o le persone che dovrebbero assicurare questo servizio, lo farebbero per scelta. Ma quando gli si chiede perché non dovrebbero farlo gratuitamente, esse rispondono che in tal caso queste persone non garantirebbero questo servizio. Di fatto, esse riconoscono che le persone che assicurano un servizio sessuale pagato non lo fanno liberamente, ma per necessità.
Ora: perché il cosiddetto “diritto alla sessualità delle persone diversamente abili” sarebbe superiore al diritto ad una sessualità che sia un piacere per le persone che effettuano prestazioni sessuali?

In linea generale, mi sembra che le persone che cercano di fare della prostituzione un lavoro giuridicamente riconosciuto conducano una battaglia doppiamente sbagliata. Da una parte fanno, senza accorgersene, il gioco del capitalismo, permettendo a questo sistema economico di occupare ancora di più questo mercato ( sviluppo degli Eros Center). Dall’altra parte, esse lottano per la colonizzazione, da parte del lavoro, di ambiti dell’attività umana che non rientrano nel campo del lavoro. […]”