lunedì 9 dicembre 2013

Prove tecniche di uno stupro.. 



Quando ho letto la prima volta la famosa intervista a Bertolucci, mi ha infastidito molto, ma è finita li. Successivamente sono partite una serie di bastonature, verso le femministe, o quello che ne rimane,  attuando  dei processi alle  intenzioni,  riesumando il vecchio sistema, in cui la vittima scompare e il carnefice diventa vittima. Viene spostato il discorso su cinema e arte. Si dice che il cinema funziona così. Che l’arte è questa! Se non capite questo, siete dei moralisti, giustizialisti e forcaioli! Attuando la strategia della distrazione, deviando il problema.
Cerchiamo di capire cosa è successo!
Bertolucci parla della famosa scena del burro, nel film “l’ultimo tango a Parigi”: “L’idea è venuta a me e a Brando mentre facevamo colazione… A un certo punto lui ha cominciato a spalmare il burro su una baguette, subito ci siamo dati un’occhiata complice… Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica, non di attrice ma di giovane donna. Lei piange, urla, si sente ferita.”  Già l’associazione di idee, baguette e burro, ma lasciamo perdere e poniamoci un’altra domanda. Bertolucci, poteva scegliere? Si!
Maria Schneider, poteva scegliere? No! Perché era all’oscuro di quello che sarebbe successo, e tenuta all’oscuro intenzionalmente.
Di quella scena successivamente Maria Schneider, dichiara: "Fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione."
Come si giustifica Bertolucci?  “Purtroppo succede quando si è dentro un’avventura che non si comprende, lei non aveva i mezzi per filtrare quello che succedeva..”   Quindi perché non approfittarne?
Qui partono gli avvocati difensori dello stupro, sostenendo che se non c’è penetrazione non c’è stupro. Se prendi una ragazza di venti anni, (questa era l’età di Maria) anche se non è consenziente, le cali i jeans, e con un dito prima lo passi nel burro e poi tra le natiche, più di una volta, se lei si sente umiliata, sono cazzi sua, vuol dire che non capisce il cinema. Geniale!
“Sono cose gravi ma è anche così che si fanno i film.” Dice lo stesso Bertolucci. Quindi lui stesso ammette che è stata una cosa grave, rincarando la dose: “Forse sono stato colpevole ma non potranno portarmi in tribunale per questo.”  Certo, tranquillo Bertolucci, sei già stato nominato vittima, chi osa inserire qualche dubbio, è già stato zittito da tempo, come moralista, giustizialista e forcaiolo. Autodeterminazione? Cosa conta di fronte all’arte? La dignità umana è passata di moda, devi essere indifferente se non vuoi passare per moralista. Ecco l’indifferenza, regnerà sovrana, e tutti a congratularsi, con il carnefice.  Con chi poteva scegliere, ma si è sacrificato in nome dell’arte.  E chi non poteva scegliere, è colpevole, perché non capisce il cinema.. zitti.. zitti si ritorna alla normalità! 


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